Quest’estate quanti libri avete letto? Personalmente adoro leggere, specie quando mi trovo in vacanza, al mare sotto l’ombrellone in relax, ma quando si hanno figli, e credo che ogni mamma può darmi ragione, è difficile ritagliarsi momenti del genere, da dedicare alla lettura. Vacanza e relax, quasi sempre non vanno di pari passo, perciò leggere a questo punto diventa un lusso, attimi preziosi da dedicare a letture interessanti e meritevoli.
I libri letti questa estate che mi sono piaciuti e che consiglio vivamente, sono questi tre:
“Moran”, romanzo appassionante, di Matilde Calamai.
“Il Cammino dell’Arco” insegnamenti e saggezza di Paulo Coelho.
“Il Monastero dei delitti”, thriller avvincente, di Claudio Aita.
Per non farmi mancare niente, ho spaziato su diversi generi, dal romanzo esotico, al giallo/thriller, al libro ricco di valori e perle di saggezza.
– MORAN –
Matilde Calamai
Moran è un romanzo appassionante, che tratta diverse tematiche al suo interno, amore, amicizia, sesso, tradimenti, legami familiari e bracconaggio, sono questi alcuni temi toccati in questa narrazione avvincente. Il racconto è ambientato in Africa, e ha come protagonista un giovane artista fiorentino di nome Alex, alla ricerca del padre misteriosamente scomparso in circostanze sospette, proprio in quel continente così lontano e affascinante. Il romanzo si articola con le vicende del protagonista e del suo viaggio che ben presto diventa un percorso all’interno del suo io più profondo, capace di svelargli le parti più nascoste e intime di sé. In questo magico percorso, oltre a scoprire una natura esotica, meravigliosamente selvaggia, dotata di orizzonti incontaminati, incontra una realtà nuova, fatta di povertà, ingiustizie, fratellanza, amicizia e amore. L’ Africa e i suoi personaggi porteranno il protagonista lontano, molto lontano, le sue certezze cadranno, le convinzioni si sgretoleranno, le priorità cambieranno radicalmente, insomma la sua vita si sconvolgerà del tutto. Nel racconto si intuisce quanto l’Autrice ami questo continente e la natura che essa racchiude, con la sua flora e la sua fauna. Il racconto è ambientato in un asilo di elefanti, un luogo protetto dove gli animali trovano cure amorevoli e un posto dove crescere nell’attesa di essere in grado di badare a se stessi nella vasta natura incontaminata africana. Una terra affascinante che con i suoi forti contrasti trasformerà un giovane ragazzo borghese in un uomo coraggioso e protettivo, un combattente che lotta per il bene, un Moran, ovvero un guerriero Masai. Questo libro vuole affrontare la tematica del bracconaggio, purtroppo ancora oggi, realtà presente in Africa. Argomento crudo e spietato ma trattato magistralmente dal punto di vista animalista, che denuncia questo aberrante fenomeno, purtroppo ancora molto in voga.
– IL CAMMINO DELL’ARCO –
Paulo Coelho
Premetto che adoro questo scrittore, Coelho è uno dei miei autori preferiti. Le sue letture mi appassionano, il suo stile mi piace molto, in ogni suo racconto vi si racchiude una particolare morale. Il tema principale di questo libro che dispensa perle di saggezza è la metafora tra la vita e la disciplina del tiro con l’arco. Metaforicamente l’arco è la vita e da esso proviene la forza, la freccia è l’intenzione, il bersaglio infine è l’obiettivo ultimo. Il protagonista principale é Tetsuya, il miglior arciere del mondo, che si è ritirato a vivere modestamente in un villaggio, svolgendo il lavoro del falegname. Quando si presenta difronte a lui un arciere venuto da lontano per sfidarlo, lui raccoglie la sfida e lo sconfigge dimostrando che la sola tecnica non basta per avere successo nella vita. Da questa lezione di vita viene ispirato un giovane del villaggio che prega il protagonista di istruirlo e condurlo in questo percorso ricco di valori. Il maestro così lo istruirà su come rispondere efficacemente alle prove che la vita gli metterà difronte. Questa storia, è un valido breviario che insegna molto, è una lettura semplice e scorrevole, impreziosita dai disegni di Christoph Niemann illustratore e graphic designer tedesco.
– IL MONASTERO DEI DELITTI –
Claudio Aita
Il Monastero dei delitti è un thriller avvincente, una trama che si intreccia tra delitti efferati e misteriosi, apparentemente senza senso. L’eterna lotta tra bene e male è la tematica centrale di questo libro, ambientato a Firenze in due riprese, ai tempi d’oggi e nel medioevo ai tempi dell’Inquisizione. L’ autore intreccia la trama di due protagonisti principali legati l’un l’altro. Geremia, scrittore talentuoso ma disilluso con indole auto-distruttiva e Frate Lamberto, frate francescano, uomo giusto e religioso che lotta per il bene, ma con qualche macchia indelebile che oscura la sua nobile anima. L’ Autore mischia magistralmente realtà e fantasia, il sempre attuale e reale caso del “mostro di Firenze” con una storia ambientata nel medioevo ai tempi della terribile usanza dell’inquisizione, vera e propria barbarie. La narrazione degli eventi è incalzante, la suspance generata dalla lettura, stimola il lettore ad andare avanti fino alla fine, per riuscire a capire quale è il finale e scoprire il senso della storia. Da sfondo al racconto, la meravigliosa Firenze, culla del Rinascimento e di tante altre bellezze, città che racchiude al suo interno un universo parallelo fatto di malvagità e cospirazioni malefiche. Una realtà spaventosa che coinvolge personaggi in vista, che appartengono all’alta borghesia, personalità di spicco che controllano persino l’informazione e la politica.
Con questo libro ho rispolverato le mie nozioni di storia, e sono rabbrividita difronte a quello strumento atroce che era l’Inquisizione. Perciò ho approfondito l’argomento e vorrei che anche voi leggeste questo estrapolato di Wikipedia, che fa capire l’atrocità di questo delirio mistico.
Le “sette regole” una lista terribile che stabiliva chi doveva essere sottoposto a queste atroci torture:
1. Si tortura l’accusato che vacilla nelle risposte, affermando ora una cosa, ora il contrario, ma sempre negando i capi d’accusa più importanti. Si presume in questo caso che l’accusato nasconda la verità e che, pungolato dagli interrogatori, si contraddica. Se negasse una volta, poi confessasse e si pentisse, non sarebbe considerato un “vacillante” ma come “eretico penitente” e verrebbe condannato.
2. Sarà torturato il diffamato che abbia contro anche un solo testimone. Infatti la pubblica nomea più un testimone costituiscono insieme una mezza prova, cosa che non stupirà nessuno dal momento che una sola testimonianza vale già come un indizio. Si dirà testis unus, testis nullus? Ciò vale per la condanna, non per la presunzione. Una sola testimonianza a carico dunque basta. Tuttavia, ne convengo, la testimonianza di uno solo non avrebbe la stessa forza di un giudizio civile.
3. Il diffamato contro il quale si è riusciti ad accumulare uno o più indizi gravi deve essere torturato. La diffamazione più gli indizi bastano. Per i preti, basta la diffamazione (tuttavia si torturano solo i preti infami). In questo caso le condizioni sono sufficientemente numerose.
4. Sarà torturato colui contro il quale deporrà uno solo in materia di eresia e contro il quale si avranno inoltre indizi veementi o violenti.
5. Colui contro il quale peseranno più indizi veementi o violenti verrà torturato, anche se non si dispone di alcun testimone a carico.
6. A maggior ragione si torturerà colui il quale, simile al precedente, avrà in più contro di sé la deposizione di un testimone.
7. Colui contro il quale si ha solo diffamazione o un solo testimone o un solo indizio non verrà torturato: una di queste condizioni, da sola, non basta a giustificare la tortura.
Tratto da: Fra Nicolau Eymerich, Manuale dell’Inquisitore. Ed. Piemme. Casale Monferrato, 1998 (Wikipedia)