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CORONAVIRUS IN ITALIA

Elisa Sergi coronavirusIl Coronavirus è una nuova forma influenzale, abbastanza pesante, ma raramente letale. Vi ricordo che i numeri di morti lo scorso anno per influenza degenerata in condizioni cliniche fatali sono stati per 8 milioni di malati, 8 mila decessi. Quindi sì, di influenza si può anche morire, e questo è sempre accaduto, senza farsi inondare dalla psicosi di massa. Ma chi sono i soggetti più a rischio? Ovviamente tutti i soggetti immunodepressi e coloro che sono già in condizioni di salute precaria e ovviamente gli anziani. Stanno aumentando i contagi e stimano che aumenteranno ancora, ma ciò non deve spaventare, i sintomi, in persone “sane” sono quelli di una comune influenza, che può degenerare solo se la persona è clinicamente predisposta e in particolari condizioni, o se è anziana. In più, per quanto possano cercare il paziente zero, a mio avviso è impossibile che lo trovino. Sarebbe più utile, andare ad analizzare le situazioni cliniche delle persone decedute, così da avere un quadro clinico chiaro di quella che è realmente la situazione. Il numero di contagiati dovrebbe essere intorno ai 229, con attualmente 7 decessi, ad oggi tutte persone anziane in condizioni cliniche già compromesse precedentemente.
L’ Italia è il terzo paese al mondo per contagi, dopo Cina e Corea del Sud. Gli esperti stimano che questo triste primato sia attribuibile al serrato controllo sanitario presente nel nostro paese.

IL MINISTERO DELLA SALUTE

 Facciamo chiarezza ecco un estrapolato dal sito: www.salute.gov.it

Che cos’è un Coronavirus?

I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo ed alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi). Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.

Cosa è la COVID-19?

La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata). Lo ha annunciato, l’11 febbraio 2020, nel briefing con la stampa durante una pausa del Forum straordinario dedicato al virus, il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Elisa Sergi coronavirus
Quali sono i sintomi di una persona infetta da un Coronavirus?

Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.

Quanto è pericoloso il nuovo virus?

Come altre malattie respiratorie, l’infezione da nuovo coronavirus può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie. Raramente può essere fatale.

Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, quali diabete e malattie cardiache.

Qual è la differenza tra i sintomi dell’influenza, di un raffreddore comune e del nuovo Coronavirus?

I sintomi sono simili e consistono in tosse, febbre, raffreddore. Sono tuttavia causati da virus differenti, pertanto, in caso di sospetto di Coronavirus, è necessario effettuare esami di laboratorio per confermare la diagnosi.

Come si diffonde il nuovo Coronavirus?

Il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio quando starnutiscono o tossiscono o si soffiano il naso. È importante perciò che le persone ammalate applichino misure di igiene quali starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani frequentemente con acqua e sapone o usando soluzioni alcoliche.

Fonte: www.salute.gov.it

PSICOSI 

Attenzione a non farsi prendere dalla psicosi! Negli ultimi giorni stiamo assistendo, nostro malgrado a fenomeni alquanto eccessivi e estremi. La chiamano la “psicosi da Coronavirus”, una serie di atteggiamenti volti a scongiurare il terrore di contrarre la malattia. Una specie di ansia generalizzata, a tratti delirante, da qui l’appellativo di psicosi, che porta a mettere in atto una serie di comportamenti del tutto fuori luogo e inutili, se non controproducenti e amplificatori di una situazione delicata. La mia tranquillità in tal senso ormai è risaputa, l’ho ampiamente manifestato nelle mie piattaforme social, Instagram in primis. Perciò ho sentito l’esigenza di scrivere questo articolo, per approfondire a livello psicologico quelle che sono, e che potrebbero essere le ripercussioni collettive ed individuali di tale fenomeno.
Penso che siamo difronte ad una situazione esasperata, sfuggita di mano, fuori controllo, una classica ambientazione holliwoodiana da film.
Questo è il mio pensiero e lo espongo tranquillamente, senza tante maschere.

Ma cosa é oggettivamente una PSICOSI?

Questa parola racchiude al suo interno tutte quelle sintomatologie psichiatriche, sindromi e patologie, nelle quali il senso di realtà è alterato e fortemente compromesso. Le persone psicotiche mancano di consapevolezza, conoscenza di sé, auto-analisi, insomma tutto quello che in psicologia viene identificato con il termine insight.

I disturbi psicotici più comuni sono identificabili nella Schizofrenia, nel disturbo delirante, disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo, disturbo psicotico breve e altre sindromi nelle quali il senso di realtà è completamente alterato. Sono condizioni cliniche gravi, nelle quali è consigliabile affidarsi alla psicofarmacologia in concomitanza con sedute psicoterapiche.
Per tale ragione, non userei tanto alla leggera questo termine associato al Coronavirus.

NEVROSI

Elisa Sergi coronavirusLa Nevrosi invece è un termine che sta ad indicare tutti i disturbi psicopatologici provocati da disagio e da emotività alterata, che risultano dannosi e creano grandi disagi e disfunzioni, su più aree della vita di una persona. La Nevrosi è caratterizzata da una serie di sintomi quali forte sofferenza psicologica, conflitti personali, contestuali o interpersonali. L’ansia è forse la forma nevrotica più riconosciuta e diffusa insieme alla depressione, benché quest’ultima possa anche abbracciare alcune caratteristiche psicotiche a seconda dei casi.

Tutti siamo nevrotici sotto soglia, la differenza non è la qualità dei sintomi provati, (la qualità è la stessa!!)  bensì la quantità di disagio/impedimento che proviamo. Ognuno di noi, come è naturale che sia, manifesta le proprie paure, i propri timori, le proprie ansie, in maniera differente e variabile.
Tutto questo è assolutamente presente nella natura umana, sono normali caratteristiche psicologiche legate alla nostra personalità. Questa naturale inclinazione verso qualche aspetto psicopatologico può sfociare in nevrosi e quindi in patologia, quando il disagio e la difficoltà sperimentate dall’individuo vanno oltre una soglia accettabile. In questo caso c’è bisogno di aiuto.

Ecco secondo me, tornando al Coronavirus, qui siamo più difronte ad una nevrosi, e non ad una psicosi, in quanto il rischio di contrarre la malattia in questo caso c’è davvero, e la presenza del virus è reale. Ma a mio avviso è tutto amplificato ed esasperato.
Sì, stiamo assistendo ad una nevrosi collettiva, una nevrosi di massa, capace di smuovere nelle persone sentimenti di ansia, di forte preoccupazione e di stress, che fa compiere loro determinate azioni, la più banale, quella a cui stiamo assistendo in queste ore, quella di svuotare i supermercati.

IPOCONDRIA E PATOFOBIA

Questa situazione sta provocando nella popolazione una sempre maggiore tensione, con caratteristiche fobiche, ossessive, persino psicosomatiche. Tutto questo ovviamente ha le sue conseguenze collettive e individuali.
Sentimenti, sensazioni, emozioni dannose al nostro benessere, che a lungo andare possono causare forte stress e ripercussioni sulla salute.

Tale dilagante ansia collettiva, sta prendendo diversi aspetti legati a varie nevrosi, tra le quali, quella ossessivo-compulsiva, il disturbo di panico, l’ansia generalizzarata, le fobie e anche i disturbi somatoformi.

Ci sono due aspetti importanti che mi sento di sottolineare che sono la possibile insorgenza o presenza di patofobia e ipocondria. Entrambi sono sotto lo spettro dei disturbi somatoformi.
I disturbi somatoformi, riguardano una percezione alterata dei livelli di normale oscillazione delle preoccupazioni verso il proprio corpo, in grado di causare disagio psicologico fino ad arrivare anche a disadattamento sociale.

  • Ipocondria: convinzione di avere una malattia in base ad una personale interpretazione di sintomi fisici. Continua ricerca di cure mediche. La preoccupazione persiste dopo esami clinici e conseguenti rassicurazione mediche. Per fare diagnosi di ipocondria i sintomi dovrebbero manifestarsi per almeno 6 mesi. Nell’ipocondria non sono presenti sintomi deliranti. In questa psicopatologia c’è un’alta comorbilità, ovvero compresenza, di altri disturbi dello spettro ansioso e depressivo.
  • Patofobia: o nosofobia è l’infondata e persistente condizione di essere affetti da una malattia specifica, in questo caso dal Coronavirus. Anche qui la paura permane anche con rassicurazioni mediche adeguate e analisi specifiche. I sintomi tendono a manifestarsi in forma di attacchi acuti piuttosto che preoccupazioni croniche e costanti, come nel caso dell’Ipocondria. Sono frequenti gli attacchi di panico associati a tale condizione. La paura di quella specifica malattia rimane costante e non varia nel tempo.

In persone predisposte, potrebbe insorgere tali sindromi, anche se per fare diagnosi, in entrambi i casi,  occorrerebbero 6 mesi di durata dei sintomi, perciò ad oggi è impossibile fare una diagnosi certa in tal senso.
L’augurio è ovviamente quello che tutto si risolva quanto prima e che questa nevrosi, scatenata anche da una sovraesposizione mediatica, rientri e si torni alla normalità.