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L’Autunno nell’immaginario comune

L’ Autunno non ha un compito ingrato, quello di subentrare dopo la spumeggiante, brillante e scanzonata stagione estiva, quella statisticamente preferita dalla maggior parte delle persone.

Nell’immaginario comune, l’ Autunno è da sempre una stagione triste, poiché ha a che fare con i rientri dalle ferie, il ritorno a lavoro e a scuola per la maggior parte della popolazione. Questa stagione ha sempre avuto un retrogusto un po’ amaro tipico dei rientri, stimolando nei più, malinconia, torpore, ottundimento e talvolta anche irritabilità. La spiegazione di tutto ciò la ritroviamo nella ciclicità biologica, che come ogni picco alto, inizia la discesa verso il picco più basso, come andamento globale di tutto il nostro ciclo vitale. Dopo la stagione calda, ci si prepara alla stagione fredda, attraversando le cosiddette vie di mezzo.

L’ Autunno è quella via di mezzo che porta verso il freddo inverno dopo la calda estate.
All’opposto la primavere è quella via di mezzo che porta dal gelo al tepore, ed è per questo, per la fioritura, per questo preludio all’estate, una tra le stagioni più belle e amate di sempre. Primavera infatti  in natura è sinonimo di risveglio, rinascita e crescita.

Tutto questo interferisce con il nostro umore e con la percezione della nostra quotidianità, influenzando la nostre psiche che è labile a tutti i cambiamenti metereologici e non solo. Non a caso in questa stagione e in inverno sono più frequenti i cosiddetti “cali di umore” o “umore deflesso” fino ad arrivare ad una depressione stagionale conclamata. La luce solare infatti è un importante fattore che insieme ad altri fattori predisponenti influisce a far mutare il nostro umore.

autunno Elisa Sergi psicologia
I frutti autunnali

Autunno e rinnovamento

Non tutti sanno però che il termine “autunno” deriva dal latino autumnus, che sta a significare  “aumento, arricchimento, incremento”. Tale stagione infatti se ci pensiamo bene è alla base del rinnovamento, dalle foglie che cadono, affinché alberi e piante si rigenerino, alla maturazione dei frutti autunnali in grado di farci fare scorte per la fredda stagione invernale.

L’autunno al contrario di ciò che è diffuso nell’immaginario comune è un periodo fertile e fondamentale nel quale si formano  semi e frutti che cresceranno rigogliosi nelle stagioni successive. Metaforicamente il seme è inteso come inizio di una vita nuova, che attecchisce dentro di noi come nuova consapevolezza che mette le basi per un cambiamento futuro.

Come nasce qualcosa, allo stesso tempo deve morire qualcosa. Le foglie che cadono, oltre ad aspetti di noi che perdiamo nel tempo, possono simboleggiare anche e soprattutto le persone che non fanno più parte (e menomale) della nostra vita, del nostro percorso, che lasciano il campo a nuovi germogli, qualcosa che verrà, nuovi incontri, nuove persone, nuove relazioni.

Le foglie cadute hanno duplice funzione, oltre al lasciare spazio per il nuovo, anche quello di fertilizzare il terreno, consentendo all’albero di fruire dei nutrienti nel terreno per continuare il suo ciclo e la sua vita. La metafora calzante quando la foglia secca e caduta diventa nutrimento per il terreno è quella degli insegnamenti che traiamo dalle relazioni passate. Ogni esperienza, anche e soprattutto le più negative, sono in grado di insegnarci tante cose e questo rappresenta il fertilizzante per l’albero, utile consapevolezza per noi.

Autunno come magia silenziosa

Questa stagione bistrattata da tutti, è invece magica, perché capace di grande trasformazione interiore, si taglia il vecchio che farà spazio al nuovo. Cambiamenti silenti e imponenti che a volte la natura manifesta e a volte no.

Accettare la caducità delle cose, imparare a fluire nella trasformazione perenne che è la nostra vita. Accogliete la nostalgia, malinconia, spossatezza, stanchezza, solitudine, ribellione, perché fan parte della nostra naturale ciclicità.

Una stagione silenziosa e taciturna, ma che se vissuta e accolta nel verso giusto può darci tanto, come ogni momento della nostra vita. Da qui si pone le basi per uno sviluppo nei mesi che verranno.

Elisa Sergi autunno psicologia
The caldo, tisana, libro e relax

Vademecum autunnale

Come riuscire a viversi meglio possibile questa stagione? Con abitudini e routine sane e ben predisponenti.

Ecco i miei consigli :

Vediamo insieme come fare per restare “attivi”:

  • Tieni un diario. La scrittura è una potente arma terapeutica a nostro favore, provare per credere. Acquista PsicoAgenda 2025, dove grazie alle pagine del diario emotivo, potrai riversare tutti i tuoi stati d’animo e tracciarli, mettendoli nero su bianco nelle pagine dedicate.
  • Accogliere stati di malinconia transitoria che sono comuni e assolutamente funzionali per la nostra esistenza, è un ciclo.
  • Assecondare con saggezza il nostro corpo può darsi che possiamo essere stanchi e spossati, non forziamoci a far cose che sentiamo non esser il momento di fare, così come nel cibo. Autoregolamentiamoci da soli.
  • Riposiamo bene e più a lungo. Come sappiamo l’autunno è la stagione del torpore e del letargo, assecondiamo la natura.
  • Approfittiamo delle ore all’aria aperta. Passare del tempo fuori  è sempre un’idea eccellente, i benefici non importa che li elenchi, sono noti a tutti noi, stare all’aria aperta migliora l’umore e riduce il livello di stress percepito.
  • Non sovraccarichiamoci di cose da fare con la motivazione della ripartenza settembrina. Questa stagione ha i suoi delicati equilibri, specie in questa epoca di corsa alla performance perfetta.
  • Lasciamo andare tutte quelle situazione che ci appesantiscono e non ci fanno stare bene e non sono in linea con ciò che siamo e con ciò che vogliamo. Tutte le persone che non credono in noi e che puntualmente svalutano, criticano e giudicano ogni minimo dettaglio. Abbiamo bisogno di sorrisi e leggerezza.
  • Costruisci i tuoi buoni propositi 

Buon Autunno

Ogni anno il 25 settembre, si celebra la Giornata Mondiale dei Sogni. In questa data, da ogni parte del globo si onora questo importante concetto: “Il SOGNO”.
Tale ricorrenza è stata ideata da un’educatrice statunitense, Ozioma Egwuonwu, che giustamente crede nel magico potere dei sogni, a tal punto da promuoverne la celebrazione mondiale.

L’obiettivo di tale celebrazione vuole essere quello di far capire a tutti l’aspetto fondamentale di credere in se stessi, coltivando i desideri, anche sacrificandosi pur di vederli esauditi. Nella costanza, pazienza e perseveranza di coltivare  i propri sogni si ha una disciplina così potente che al raggiungimento di tali obiettivi, ci regalerà gratificazione e soddisfazione.

L’impegno costante porta al risultato e il risultato porta alla gioia.

Con il termine SOGNO si ha due chiavi interpretative. La prima riguarda ciò che mettiamo in scena ogni notte nella nostra testa, e la seconda riguarda quelle che sono le nostre aspirazioni, i nostri desideri e volontà più intime, ciò che vorremmo si realizzasse.

I sogni notturni sono il nostro complesso astratto e bizzarro universo parallelo alla realtà quotidiana di tutti i giorni.

Credo molto nel potere dei Sogni, sono così appassionata all’argomento da aver dedicato all’argomento un intero scritto, un libro che tratta di questo. Il Magico Potere dei Sogni e la loro interpretazione, è questo il titolo del mio libro, che ho realizzato in un difficile momento della mia vita.

Eccone un breve estratto:

Esplorato da migliaia di anni

 

Sin dai tempi più antichi l’uomo è alla ricerca del “senso della vita”. Filosofi, studiosi, scienziati, saggi fino a noi più moderni psicologi cerchiamo di intravedere, scorgere  e scoprire il nostro personale punto di vista sul significato di questa nostra esistenza.

E’ un argomento così vasto, così possibile di sfumature e interpretazioni che spesso si rischia di cadere nella banalità dei concetti. E con molta probabilità lo faro anche io, in questo mio umile articolo.

Ma la cosa  che mi ha spinto ha scrivere qui il mio pensiero su questo tema è il mio stato d’animo, da tempo molto inquieto nei confronti della vita stessa. In questa epoca della mia esistenza si stanno susseguendo tanti cambiamenti, anche molto radicali che mi portano a elaborare tantissime (sicuramente troppe) riflessioni su cosa e come lo voglio.

Elisa Sergi psicologa

Bisogni e desideri sono mutati, anzi sono in evoluzione e in un processo che non si arresta di maturazione. Quelle che un tempo erano salde certezze, adesso sono solo punti di vista del tutto opinabili, persino da me che ne ero la prima fautrice. Perciò tornando al nostro argomento sul senso dalla vita, posso azzardare che la riposta assolutamente soggettiva può essa stessa cambiare nell’arco dell’esistenza della persona. Famiglia, lavoro, amore, socialità,  dipende a cosa siamo più legati, a cosa diamo più importanza, a quali sono i condizionamenti che (ahinoi) ci portiamo dietro fin dall’infanzia.

Per quanto riguarda la qualità della nostra vita, dobbiamo fare un passo indietro e capire dettagliatamente qual è il rapporto con noi stessi, con gli altri e con il mondo. Da questi aspetti si può stabilire l’entità qualitativa che noi forniamo per avere la nostra personale rappresentazione della realtà. Tutto dipende dai filtri con i quali vediamo noi stessi, le altre persone e il mondo in generale.

E allora tornando al “senso della Vita” che ricordo essere stato anche un programma tv, con un buon seguito, beh, devo dire che essendo una visione assolutamente soggettiva, per me sono questi i cardini da cui partire:

– Le mie Bambine, Celeste e Stella, che amo follemente

-La mia Famiglia d’origine, che nonostante la sua complessità e talvolta anche disfunzionalità è al mio fianco, supportandomi e sopportandomi con molta fierezza.

-Il mio lavoro, che ho scelto come missione di vita, cambiandolo in corso d’opera (da giornalista a psicologa) aiutare gli altri, soprattutto le donne, preziosi e complessi esseri (perdonatemi la vena  femminista) troppo a lungo sottovalutate.

-Relazioni sane e costruttive, che apportino valore e benessere reciproco, che siano d’amicizia o amore ma che rispettino assolutamente il basilare principio di LIBERTA’ personale.

E invece per TE qual è il senso della Vita?

Oggi 19 marzo 2024 è come ogni anno la festa del papà.

Sappiamo ormai quanto siano importanti i modelli genitoriali nel costruirsi una propria identità e nel rapportarsi agli altri. Per noi donne, la figura paterna rappresenta il primo modello maschile, una figura importante, che senza dubbio influenza in maniera diretta o indiretta le nostre scelte di partner futuri e soprattutto la visione del mondo maschile in generale.

La figura paterna è importante perché si pone come “altro” necessario per ampliare gli orizzonti al bambino, facendolo evolvere dal rapporto simbiotico madre-figlio. In questo orizzonte il bambino inizia a scoprire il mondo con la sicurezza delle figure genitoriali al fianco. Per tali ragioni la qualità della relazione genitoriale è fondamentale per lo sviluppo dei figli.

Il rapporto che sussiste tra i genitori è importante per interiorizzare il modello di relazione che viene ovviamente appresa, infatti secondo numerosi studi, in presenza di un padre che ha un comportamento positivo e sereno con la madre (che si sente a suo agio, amata e rispettata), le figlie femmine svilupperanno sicuramente una  maggiore probabilità di manifestare una visione positiva del maschile e conseguentemente avere rapporti sentimentali distesi e funzionali.

Nel passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza si struttura la figura del padre sempre di più. Con le nuove esperienze con l’altro sesso si sperimentano gli schemi conosciuti, ovvero quello che abbiamo conosciuto fin da piccoli tra i nostri genitori. L’adolescenza poi è una fase molto delicata, poiché investe dei cambiamenti importanti,  da un punto di vista psico-fisico con mutamenti ormonali non indifferenti. In questo periodo la figura paterna funzionale deve essere in grado di accogliere e di educare con autorevolezza verso le regole, che devono comunque sia avere un certo margine di flessibilità. Un padre dunque presente, ma senza eccessi che sfociano in possessività e morbosità.

La figura paterna influenza positivamente o negativamente la visone che noi donne avremo da adulte del mondo maschile e questo è inevitabile. Avere avuto un buon modello di paterno di riferimento è predittivo di buoni e sani rapporti di coppia in cui la donna possa sentirsi a proprio agio con l’uomo che avrà a fianco.

Viceversa bambine che hanno avuto un cattivo rapporto con il padre, o che hanno visto una dinamica disfunzionale tra i genitori avranno più probabilità di incorrere in relazioni non soddisfacenti e lesive a lungo andare. Modalità negative vissute nell’infanzia e nell’adolescenza possono essere predisponenti verso future relazioni dannose.

Modelli paterni

In letteratura ho trovato un articolo interessante su Psychology Today, effettuato da alcuni studiosi di Harvard che classificano i modelli paterni come segue:

  • Padre autorevole 
    Autorevole non vuol dire autoritario, nell’autorevolezza ci sono le giuste regole, ferme ma applicate con saggezza e flessibilità. In questo caso il padre è anche affettuoso e rispondente alle necessità psicofisiche dei figli. La figlia riuscirà meglio a ingaggiare rapporti sereni, facendo rispettare i propri confini senza sopraffare o venire sopraffatta.
  • Padre permissivo
    Un padre permissivo e eccessivamente coinvolto emotivamente, e che magari si è fatto scavalcare non ponendo le giuste basi gerarchiche,  non è un modello  sano, poiché la figlia da adulta potrebbe ricercare uomini in grado di sottomettersi e pretendere le attenzioni del partner in maniera esasperata e non serena.
  • Padre distaccato
    Un padre assente, freddo, distaccato pone le basi per la ricerca di un compagno che rispecchi queste caratteristiche di anaffettività che ha posto in essere con la figlia. Viceversa la figlia potrebbe ricercare un partner che sia l’eccesso opposto ovvero possessivo e eccessivamente attaccato.

La conclusione di una relazione è qualcosa che porta con sé una  grande dose di sofferenza, scaturita dalla mancanza e dalla nuova condizione dovuta alla perdita della persona. Un nuovo assetto dunque che la persona si trova a sperimentare, una rinnovata  solitudine del tutto simile ad un lutto.

Chi non ha mai provato la tristezza, lo sconforto, l’avvilimento dopo la fine di un rapporto amoroso? Un turbinio emotivo caratterizzato da disagio e malinconia. Un panorama di emozioni che ricordano e che spesso coincidono con le medesime che si sperimentano per l’elaborazione di un lutto, ovvero la negazione o il rifiuto, la rabbia, la contrattazione o il patteggiamento, un umore tendente al basso, che non mi piace definire depressione  e infine l’accettazione.

Queste fasi sono state descritte e elaborate dalla Dottoressa  Elizabeth Kübler Ross,  psichiatra svizzera

  • Rifiuto e negazione
  • Rabbia
  • Patteggiamento o contrattazione
  • Depressione (umore basso)
  • Accettazione.

Sono step che ogni persona attraversa soggettivamente a seconda delle proprie caratteristiche personali.

Rifiuto e Negazione

Questa è il primo passaggio in cui l’individuo rifiuta di accettare la realtà dei fatti. Rappresenta un meccanismo di difesa che comporta una serie di atteggiamenti legati alla negazione di ciò che è successo.  Le emozioni conseguenti possono essere molteplici, tra le quali: ansia, confusione, malinconia, nostalgia e paura. Il tempo di tale fase ovviamente è variabile da persona a persona.

Rabbia

Il secondo step è quello della rabbia, l’emozione che più di tutte motiva all’azione, facendoci compiere eroori talvolta anche gravi. Questa emozione a volte distruttiva e dannosa, può essere rivolta sia verso colui o colei che abbiamo perso, sia verso sé stessi, gli altri o  il destino in generale.

Contrattazione o patteggiamento 

In tale fase la persona tenta di riappropriarsi della propria vita, sforzandosi di riprendere le proprie abitudini o crearne di nuove, magari più funzionali al proprio benessere. Riemergere dagli abissi, cercare di riprendere una boccata di ossigeno, sperimentando cose nuove, anche se il percorso è ancora in salita.

Depressione

Il termine depressione è una vera e propria diagnosi, che per essere usato ha bisogno di precisi criteri, perciò personalmente preferisco sempre parlare di umore basso. Forte e intensa disperazione, vuoto emotivo e tanta tanta tristezza. ciò che si prova è un dolore lancinante e continuo, una mancanza di interesse per la vita in generale e le attività consuete, turbamenti nel sonno e carenza di appetito. sono frequenti i picchi di ossessività e pensiero rimuginante relativo al passato, frequente anche il senso di colpa.

Solitamente è in questa fase che noi psicologi riceviamo maggiormente richieste di aiuto dalle persone. Ogni persona è diversa, è un mondo a se stante, ed elabora il lutto a proprio modo con le soggettive caratteristiche di personalità, non c’è un percorso univoco né standard. Il percorso psicologico è utilissimo per comprendere ed esplorare ciò che ci sta succedendo, trovando nuove risorse per andare avanti.

Accettazione

Finalmente in questa fase si comincia a delineare un nuovo assetto emotivo, dato anche dalla rassegnazione. Questo non vuol dire cessare di soffrire, o poter cancellare come con un colpo di spugna la persona che si è perso, purtroppo questo no. In questa fase si riconosce che ciò che è successo ormai è successo e che la perdita, così come la morte è una parte fondamentale e inequivocabile della vita. E’ un processo lento ma pian piano la consapevolezza e l’accettazione arrivano sempre.

Anche in tale fase le emozioni naturalmente si alternano in maniera intermittente e a seconda delle caratteristiche individuali della persona. E’ qui che si inizia a intravedere qualche momento di apparente serenità, che mette le basi per un ritorno “alla vita”, sperimentando nuovi metodi per convivere con il dolore della perdita.

Possono venire in nostro aiuto, in questa fase, come in ogni altra fase precedente, le sane abitudini, come l’esercizio fisico, una dieta salutare e coltivare relazioni sane ed equilibrate.

Sono lieta di invitarvi alla presentazione del mio libro: “Il Magico Potere dei Sogni e la loro Interpretazione” edito EPC editore.

L’evento si svolgerà a Firenze al Conventino Caffé Letterario, in via Giano della Bella n. 20 alle ore 18:00 a Firenze.

Ci sarà la possibilità di acquistare il libro, di farmelo firmare e di intervenire durante la presentazione.

Vi aspetto numerosi!Ci vediamo martedì 20!

Anche questo anno torna a grande richiesta PsicoAgenda, ormai giunta alla sua 3° edizione.

Una grafica tutta nuova e molto “pinky” per questa nuova edizione dedicata al 2024.

Sempre presente la nutrita parte  del diario emotivo, ovvero le pagine destinate alle nostre emozioni e a tutti i nostri vissuti interni, con la presenza dell’utile strumento di consapevolezza, la ruota delle emozioni.

psicoagenda 2024

 

 

 

 

 

 

psicoagenda 2024psicoagenda 2024

 

 

 

 

 

 

psicoagenda 2024PsicoAgenda si riconferma, anche grazie ai vostri numerosi feedback come un utile  ausilio per il benessere quotidiano, grazie ad un planner strategico che è l’agenda settimanale e grazie alle pagine per liberare e sfogare ciò che abbiamo dentro.  Del resto la scrittura è una forma terapeutica da sempre utilizzata da diversi terapeuti.

Il costo di PsicoAgenda è di 25 euro.

Buon nuovo anno con la vostra PsicoAgenda 2024

 

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“A grande richiesta anche quest’anno torna PsicoAgenda, il diario emotivo per il tuo anno. Dopo il tutto esaurito dello scorso anno, torna anche per il 2023, edizione limitata.”

Rimane sempre l’ampio spazio di pagine del diario emotivo, che funge da supporto quotidiano per tutti i momenti della nostra giornata, per qualsiasi emozione si palesi in ogni istante.

La parte dell’agenda è stata modificata e resa più agevole con la visione settimanale, così da avere sempre sott’occhio, con facilità gli impegni della settimana. Svago, lavoro, studio e tempo libero così in maniera più immediata e semplificata.

COSTO:
25 euro (copertina flessibile) o 29 euro (copertina rigida)
 + 5 euro spedizione

Se non vuoi rischiare di rimanere senza, fai anche tu il pre-ordine.

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IL MIO LIBRO

Finalmente posso presentarvi la mia nuova creatura: “Il Magico Potere dei Sogni e la loro Interpretazione” edito EPC Editore.

Libro Sogni
“Il Magico Potere dei Sogni e la loro Interpretazione”

Uno libro che parla di SOGNI, di quel magico mondo dell’onirico che tanto ci affascina e che è tanto misterioso.
Una moderna interpretazione secondo la mia personalissima chiave di lettura, i simboli più ricorrenti  da Freud all’esperienza concreta vissuta in prima persona.

Questo mio lavoro è sicuramente dedicato a tutte le amanti dei sogni e della psicologia che guardano con interesse e desiderio verso una maggiore e profonda consapevolezza di loro stesse.
Il mio obiettivo è quello di instillare quella potente scintilla della curiosità, in grado di muovere verso scoperte sorprendenti e inaspettate, addentrandosi, per quanto possibile in quel misterioso luogo chiamato inconscio, oscuro e relegato nella parte più intima di ognuno di noi.
La grande sfida è la comprensione dei contenuti emersi in sogno, per delineare meglio tratti della personalità e della situazione psicologica del momento.

Libro Sogni
I Sogni…

Sogno, parola che da sempre evoca emozioni contrastanti e che racchiude duplice significato. I sogni sono quelli nel cassetto, desideri e progetti ancora inespressi che aspettano solo il coraggio di essere portati alla luce. Ma non solo. I sogni sono soprattutto le nostre immagini oniriche che mettiamo in scena durante la notte quando dormiamo. Contenuti astratti e bizzarri che si presentano a noi sotto sembianze incredibili, meravigliose, sconcertanti e terribili.
Il mondo dei sogni, inequivocabilmente è luogo sconosciuto e incontaminato, da sempre croce e delizia di ogni professionista psi. Territorio ancestrale dove l’unica regola è capire che non ci sono regole, nessuna logica e nessun controllo. Tutto può succedere, ed è giusto e sacrosanto che accada. Ogni contenuto, anche il più orrido è benefico e terapeutico. 

Addentriamoci allora nel magico mondo dei sogni e della loro interpretazione. Ne usciremo assolutamente arricchiti. 

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